PREMESSA

Nella bella giornata dedicata al Parco dell’Argentario, dal colorito golfo di Cala Galera, raggiungiamo il culmine del colle posto a fianco, ove pensiamo si possa godere, dall’alto, la vista di un bel mare blu.

La realtà non tradisce le aspettative già dalla risalita dei primi tornanti…

Una delicata brezza boreale sospinge lievi e pacate onde a frangersi sulla lunga battigia della Feniglia, l’arco ad ampio sesto del Tombolo accarezzato dolcemente dal mare, è intriso di spuma salmastra.

Più in là, pallida, avvolta da bruma, evanescente, appena si intravede Cosa, “la romana”, un dì, parte del vasto territorio vulcente.

Di fianco v’é Ansedonia dalle innumerevoli ville punteggianti la verde collina, ove l’uomo si illude di poter condividere spazi con la natura mediterranea, mimetizzando inutilmente una visibile ed impossibile da cancellare, antropizzazione. A seguire le torri: San Pancrazio, San Biagio e della Tagliata (Torre Puccini), ove l’insigne compositore, ospite di amici, realizzò parte della Turandot, nei profondi e fecondi silenzi del primo novecento, scanditi da dolci e monotoni rollii delle onde e della risacca del mare sulla costa.

Puccini venne particolarmente ispirato nella Torre di Ansedonia, luogo non dissimile dalla sua abitazione posta sul pittoresco lago di Massacciuccoli.

Sull’estrema destra si intravedono i Monti Maggiore e Bellino e poi gli stagnoni di Burano. Sfumate le lontane piagge laziali.

La nostra oggi è un’uscita di tutto rispetto, e ce ne rendiamo conto, incrociando sul sentiero dal lontano ed incessante cammino, arte e storia. Nel primo tratto della Feniglia approdò un dì Michelangelo Merisi, per esalare poco dopo l’ultimo respiro.

Qui il Caravaggio giunse, sembra, in preda ad alta febbre causata da infezioni intestinali, dopo un lungo viaggio su una feluca, che dal porto di Napoli lo portò fin lì. Fu affidato immediatamente alle cure della locale confraternita che, il 18 luglio 1610, ne certificò la morte, avvenuta nel loro ospedale.

L'artista fu seppellito, in tutta fretta ed anonimamente ??? in una fossa comune del cimitero di San Sebastiano di Porto Ercole, ricavata sulla spiaggia e riservata agli stranieri e che, oggi, è il retro porto urbanizzato di Porto Ercole, dove nel 2002 è stato collocato un monumento a sua memoria.

Ma si racconta anche un’altra storia, sul pittore, che sta prendendo sempre più piede! La morte avvenuta per mano dei Cavalieri di Malta in Napoli, su istigazione di alcune fazioni della Curia Pontificia. Il pittore si imbarcò dalla città di Partenope per Roma nel luglio 1610, su una feluca, in cattive condizioni di salute (era stato aggredito da alcuni personaggi ingaggiati dai Cavalieri di Malta. Sfigurato in viso, con altre ferite sul corpo, fu lasciato morente a terra perché creduto morto). Con sé portò tre opere pittoriche che sparirono nel corso del suo viaggio per mare e che servivano per pagare la grazia ai suoi crimini nello stato pontificio. Giunto a Palo Laziale lui fu sbarcato ma le sue opere no, ragion per cui si ritiene che il pittore non era cosciente! C’è chi asserisce che scese invece nel porto di Civitavecchia. Da qui, ove era presente un presidio papalino, forse per evitarne l’arresto, fu dirottato verso la Toscana. Alcuni studiosi sono convinti che il suo corpo giace sepolto nel cimitero della città traianea. Se così fosse questa città dimostra sempre la sua abilità nel saper perdere gli appuntamenti con la storia.

Il Caravaggio, noto anche come il “Pittore maledetto”, tanto geniale ma personaggio violento, incorreggibile, non disponeva di profonde basi religiose, metteva in discussione i principi dogmatici della Chiesa, trattandone con superficialità e senza decoro i principi sacri, e questo potrebbe avvalorare e rendere plausibile un’azione violenta, mossa dalle politiche della Chiesa temporale.

Incerti, come abbiamo potuto avere modo di vedere, le cause della sua morte ed il luogo ove avvenne. Ma se pensiamo che da un porto di una cittadina laziale fu spedito verso la Toscana, si può ipotizzare che morente, per le innumerevoli ferite inferte, fu scaricato in mare avanti la spiaggia della Feniglia, non potendo, una feluca, giungere sino a riva.

Chiaramente non fu sceso, con comodo, in Porto Ercole perché personaggio scomodo per via della sua condanna.

E pensare che dalle alte sfere della borghesia romana era stata richiesta al papa la concessione della grazia per i suoi reati, e che la stessa era in corso di rilascio! Il Caravaggio morì a soli 36 anni e chissà quante opere avrebbe potuto portare a compimento, se la sua storia avesse preso una piega diversa. Nella folta pineta del Tombolo della Feniglia, è posta una lapide nel luogo ove il pittore ha esalato l’ultimo respiro.

GALERA 1

I monaci della Confraternita della Santa Croce che accolsero il Caravaggio nel loro ospedale stilarono così il referto mortuario:

“A lì 18 luglio nel ospitale di S. Maria Ausiliatrice morse Michel Angelo Merisi da Caravaggio, dipintore, per malattia”.

Non furono quindi le ferite riportate, inferte dai Cavalieri di Malta, a causare la morte del pittore?

I RITROVAMENTI DEI MISEI RESTI

Quattrocento anni dopo la sua morte, nel Luglio 2010, dopo oltre un innumerevoli ricerche storiografiche e analisi scheletriche, di confronti col DNA dei discendenti di nativi di Caravaggio, con il cognome "Merisio", un'equipe di scienziati italiani ha confermato che le ossa coperte di piombo e mercurio (usati in grande abbondanza dai pittori del '600 per preparare i colori) trovate in quella che fu la fossa comune del cimitero di Porto Ercole, appartenevano al grande artista.

I presunti resti del Caravaggio erano situati nella cripta della chiesa del cimitero di Porto Ercole. Non sepolti quindi nella fossa comune del cimitero comune come si tramanda!

Le ricerche risultano coordinate da un pool di istituti e dall'Università di Bologna con il supporto degli atenei dell'Aquila e del Salento e del centro ricerche ambientali di Ravenna. Al risultato si è arrivati mettendo insieme gli esiti di indagini storiografiche e di biologia scheletrica, nonché dell'uso di tecnologie per l'accertamento dei metalli pesanti nelle ossa, di analisi dei sedimenti terrosi, della datazione con il metodo del carbonio 14, per finire con il controllo del DNA.

I resti ossei del Caravaggio si trovano a Porto Ercole, in mostra a Forte Stella, altra fortificazione del paese.

IL PERCORSO ODIERNO

Percorriamo un grazioso sentiero tra le rocce, raccolto entro una profumata macchia mediterranea ricca di composizioni floreali spontanee. Spicca per intensità colore ed aroma il bel rosmarino dalle infiorescenze turchine. L’arbusto attecchisce spontaneamente un po’ ovunque sulle rocce, ad onta delle difficoltà di crescere con cura, nei nostri giardini, stento e malaticcio. Qua e là biancheggiano fiori di erica arborea, mentre altre piante tipiche della macchia mediterranea, che riconosciamo, lasciano ben sperare sulla qualità dell’aria e sul futuro del luogo, quando si rispettano gli ambienti, e dell’umanità se sarà in grado di attuare politiche toscane.

Man mano che saliamo di quota l’orizzonte si dilata, mentre il sentiero ci porta sulla vista del golfo di Porto Ercole e sul borgo marino prospiciente, che raccoglieva un giorno, le abitazioni dei pescatori

E’ strano, da quella posizione, gran panorama, non s’ode un rumore, non si avverte alcun movimento nel porto, quasi i luoghi fossero privi della presenza umana, se non fosse per qualche lontano pennacchio di fumo, anch’esso immobile.

Una bella cartolina, rocce a picco, rosse case che si riflettono nel mare blu, solcato da grandi vele variopinte dirette verso l’isolotto delle Formiche, mentre doppiamo il Forte di Santa Caterina, ove era ubicata una batteria di artiglieria.

Permetteva questo di contrastare le incursioni dal mare dei Saraceni con tiri di artiglieria radenti il mare, in un lato precluso alla vista dalle rocce, del Forte “Filippo II”, pur nella più alta postazione.

Un’altra struttura, in posizione intermedia, completava il quadro difensivo. Si tratta del Forte del Mulinaccio.. Mentre altre due strutture più avanzate, verso Sud, svolgevano analoghe funzioni, il Forte Stella e la Rocca sul colle di Porto Ercole. Ogni angolo veniva monitorato per scongiurare improvvisi attacchi dal mare.

Malgrado qualche preclusione, il Forte Filippo II estendeva ovunque il suo sguardo d’insieme. Era questo munito, e poteva ospitare, al suo interno, un notevole numero di persone, in caso di incursioni durature, oltre ad un gran numero di soldati posti a sua difesa.

La vista di controllo dal culmine del colle, entro il forte, grazie ai quattro bastioni ed ai camminamenti perimetrali, era notevole. Un profondo fossato difensivo difficile da superare impediva di scalare le elevati pareti, consentendo alla struttura sicurezza ed incolumità. Il consueto “ponte levatoio”, che se non restaurato, versa ancora in buono stato, permetteva un veloce accesso ed evacuazione in caso di assedi. Avanti l’ingresso era posto il rivelino - ove troneggiava una cannoniera - già noto agli etruschi, scongiurava questo, la possibilità di demolire il portale di accesso con l’ariete.

”Forte Filippo II”

Intorno al 1550, il nostro territorio apparteneva al re di Spagna. Il suo assetto politico “sui generis”, così detto “Stato dei Presidii era affidato ai viceré spagnoli di Napoli. La Repubblica di Siena era stata annessa al Granducato di Toscana, perdendo il controllo del litorale.

Questo “Stato” comprendeva tutto l’Argentario (Orbetello, Porto Ercole, Porto Santo Stefano), Ansedonia e Talamone, in seguito venne annesso Porto Longone (Porto Azzurro), il resto dell'isola d'Elba, già appartenente alla signoria, passò sotto il principato di Piombino.

Il litorale dello Stato dei Presidii andava da Collecchio a nord di Talamone fino alla torre costiera di Buranaccio ai confini con l'ultimo tratto costiero del Granducato di Toscana e lo Stato della Chiesa.

La fortificazione, denominata Forte Filippo II, in onore del Re di Spagna, venne costruita dall'architetto Giovanni Camerini poco dopo la metà del Cinquecento, nel luogo dove sorgeva una struttura di avvistamento di epoca precedente, il Forte Sant’Ermo realizzatp dai Senesi. Il Camerini aveva partecipato anche alla realizzazione di altre strutture difensive della zona, tra i quali il Forte Stella.

VERSO LA FENIGLIA

Circoscritte le mura del Forte, discendiamo verso le auto per dirigerci sulla spiaggia della Feniglia, ove consumiamo un lauto pranzo al sacco, arricchito con dolci e caffè. Poi alle vetture per raggiungere la vetta del monte Argentario. A metà strada incontriamo un complesso monastico situato in bella vista sulla laguna di Orbetello. Si tratta del convento dei Padri Passionisti , posto, come al solito su un colle con vista spettacolare. Nei pressi, nell’anno 1948, cadde un aereo israelitico. Tredici le vittime tra personale di bordo e passeggeri.

Il velivolo, un Douglas Dakota DC-3 con la sigla ZS-BYX, fabbricato nel 1944 in Sud Africa per la Società “Scott Gordon Aviator” di Johannesburg, era partito venerdì 31 dicembre alle ore 12.10 dall’Aeroporto Internazionale di Atene ed era diretto a Nizza.

Continuiamo l’ascesa del Monte ove, in Vocaboli “Croce dell’Argentario” e “Telegrafo”, osserviamo le due isole più prossime dell’arcipelago toscano. Gianutri ed il Giglio.

Da quelle posizioni riusciamo anche a localizzare ed intravedere la nave da Crociera Concordia, che ha finito i suoi ultimi giorni sugli scogli delle “Scale” del Giglio. Per un momento rivolgiamo un pensiero alle vittime - innocenti di voler trascorrere nella spensieratezza una breve crociera - della vigliaccheria di chi ha gestito, con arte non Italiana la triste vicenda; che ha contribuito a diffondere viepiù la malavoce sulla codardia del popolo italiano nel mondo!

Nell’opposto versante, ove è posta una enorme croce metallica, la vista spazia da Punt’Ala all’Oasi di Burano. In grand’angolo, abbozzi di pittura … Talamone, Orbetello, la Giannella, la Feniglia, Ansedonia e forse Manciano, distesi nella silenziosa quiete pomeridiana.

galera 2

Vani 12 Gennaio 2014


LE FOTO
DSC03845.jpg
2014/01/12 10:48
DSC03855.jpg
2014/01/12 11:02
DSC03859.jpg
2014/01/12 11:07
DSC03863.jpg
2014/01/12 11:08
DSC03868.jpg
2014/01/12 11:10
DSC03869.jpg
2014/01/12 11:11
DSC03873.jpg
2014/01/12 11:14
DSC03874.jpg
2014/01/12 11:14
DSC03877.jpg
2014/01/12 11:15
DSC03878.jpg
2014/01/12 11:16
DSC03880.jpg
2014/01/12 11:18
DSC03887.jpg
2014/01/12 11:22
DSC03891.jpg
2014/01/12 11:23
DSC03898.jpg
2014/01/12 11:39
DSC03899.jpg
2014/01/12 11:39
DSC03900.jpg
2014/01/12 11:40
DSC03901.jpg
2014/01/12 11:44
DSC03905.jpg
2014/01/12 11:45
DSC03908.jpg
2014/01/12 11:46
DSC03911.jpg
2014/01/12 11:47
DSC03914.jpg
2014/01/12 11:51
DSC03916.jpg
2014/01/12 11:57
DSC03918.jpg
2014/01/12 11:58
DSC03924.jpg
2014/01/12 12:04
DSC03926.jpg
2014/01/12 12:04
DSC03928.jpg
2014/01/12 12:10
DSC03929.jpg
2014/01/12 12:10
DSC03930.jpg
2014/01/12 12:10
DSC03931.jpg
2014/01/12 12:11
DSC03933.jpg
2014/01/12 12:12
DSC03935.jpg
2014/01/12 12:13
DSC03936.jpg
2014/01/12 12:14
DSC03938.jpg
2014/01/12 12:15
DSC03943.jpg
2014/01/12 12:17
DSC03945.jpg
2014/01/12 12:17
DSC03947.jpg
2014/01/12 12:17
IMG_4882.jpg
2014/01/17 17:01
DSC03948.jpg
2014/01/12 12:18
DSC03950.jpg
2014/01/12 12:18
DSC03951.jpg
2014/01/12 12:18
DSC03952.jpg
2014/01/12 12:19
DSC03953.jpg
2014/01/12 12:19
DSC03956.jpg
2014/01/12 12:19
DSC03957.jpg
2014/01/12 12:20
DSC03960.jpg
2014/01/12 12:20
DSC03962.jpg
2014/01/12 12:22
DSC03964.jpg
2014/01/12 12:23
DSC03965.jpg
2014/01/12 12:23
IMG_4879(1).jpg
2014/01/17 17:00
DSC03966.jpg
2014/01/12 12:23
DSC03968.jpg
2014/01/12 12:24
DSC03969.jpg
2014/01/12 12:24
DSC03971.jpg
2014/01/12 12:25
DSC03974.jpg
2014/01/12 12:25
DSC03976.jpg
2014/01/12 12:25
DSC03977.jpg
2014/01/12 12:26
DSC03978.jpg
2014/01/12 12:27
DSC03980.jpg
2014/01/12 12:29
DSC03984.jpg
2014/01/12 12:31
DSC03985.jpg
2014/01/12 12:31
DSC03986.jpg
2014/01/12 12:33
DSC03988.jpg
2014/01/12 12:34
DSC03989.jpg
2014/01/12 12:35
DSC03990.jpg
2014/01/12 12:35
DSC03993.jpg
2014/01/12 12:36
DSC03996.jpg
2014/01/12 12:37
DSC04002.jpg
2014/01/12 12:48
DSC04003.jpg
2014/01/12 12:55
DSC04005.jpg
2014/01/12 14:44
DSC04007.jpg
2014/01/12 14:46
DSC04009.jpg
2014/01/12 14:47
DSC04010.jpg
2014/01/12 14:48
DSC04015.jpg
2014/01/12 14:51
DSC04017.jpg
2014/01/12 14:52
DSC04018.jpg
2014/01/12 14:53
DSC04021.jpg
2014/01/12 15:39
DSC04023.jpg
2014/01/12 15:40
DSC04024.jpg
2014/01/12 15:40
DSC04030.jpg
2014/01/12 15:42
DSC04031.jpg
2014/01/12 15:42
DSC04032.jpg
2014/01/12 15:42
DSC04033.jpg
2014/01/12 15:42
DSC04034.jpg
2014/01/12 15:43
DSC04039.jpg
2014/01/12 15:44
Esc. Cala Galera 12 gennaio 2014.jpg
2014/01/14 16:40
IMG_31.jpg
2014/01/22 17:08
IMG_4865.jpg
2014/01/17 17:00
IMG_4869.jpg
2014/01/17 17:00
IMG_4886.jpg
2014/01/17 17:13
IMG_4889.jpg
2014/01/17 17:12
IMG_4898.jpg
2014/01/17 17:12
IMG_4902.jpg
2014/01/17 17:12
IMG_4904.jpg
2014/01/17 17:12